Quarant’anni di crescita per il Gruppo Telcom di Ostuni

Telcom in crescita
  • Novembre 15, 2013
  • Economiaitaliana.it

L’azienda guidata da Alfonso Casale, al vertice nella produzione di articoli per giardinaggio e dintorni, vanta un giro d’affari sui 40 milioni, oltre a un portafogli di ben 300 brevetti.

Tempi duri per l’economia. Fortuna vuole che ci siano ancora aziende che resistono alla crisi. È il caso del Gruppo Telcom di Ostuni, in quel di Brindisi, che festeggia in questi giorni i quarant’anni di attività affrontando con successo mercati sempre più difficili e competitivi. L’ultimo bilancio registra infatti, soltanto per la società capogruppo, un fatturato di 20 milioni di euro, metà dei quali frutto dell’export in 36 Paesi. A loro volta le società estere, partecipate o controllate, generano un ulteriore fatturato di circa 19 milioni. In tutto, quindi, un giro d’affari a ridosso dei 40 milioni.
Nata nel 1973, la Telcom dà lavoro a 200 dipendenti nello stabilimento di Ostuni, annovera 50 addetti alle vendite, mentre altri 50 lavoratori sono impegnati nella logistica. Per non parlare delle 200 unità attive nelle società collegate.
Il profilo aziendale risulta alquanto articolato e si identifica in 25 linee di prodotto per utenze domestiche, comunità e industrie. Le materie prime di base? Resine e materie plastiche di alta qualità, che si trasformano in arredi per giardini e terrazze, in serbatoi e cisterne per acqua, in impianti per fanghi attivi, in fosse biologiche, oltre che in attrezzature per il trattamento e la conservazione di liquidi, prodotti chimici e alimenti.
Il tutto sostenuto da 300 brevetti per le produzioni ornamentali, 10 per i prodotti destinati all’industria e 14 marchi registrati anche all’estero. Con un occhio sempre attento alla qualità dei prodotti, ai diritti dei lavoratori, alla tutela dell’ambiente e all’impegno sociale: scelte aziendali garantite dalle specifiche relative certificazioni ottenute a norma di legge.
Padre fondatore Alfonso Casale che, partendo da una piccola azienda familiare, ha trasformato la Telcom in un patrimonio prezioso per l’intera comunità salentina. Il primo stabilimento italiano per lo stampaggio rotazionale di serbatoi per acqua potabile e di vasi a imitazione terracotta, nato nell”81, oggi è leader internazionale per quantità di prodotto, numero di dipendenti e fatturato.
«Certo – conferma Alfonso Casale – la crisi costringe la società, in abbinata ai lavoratori, a maggiori sacrifici e a maggiori fatiche. Ma l’impegno costante per lo sviluppo di nuove tecnologie, per il potenziamento delle linee di prodotto e per lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero, finora ha premiato i nostri sforzi».
Le continue innovazioni di processo e di prodotto «sono dovute a ricerche scientifiche – tiene a precisare Casale – e vengono realizzate in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Roma, con il Consorzio tra imprese per la progettazione del design e la ricerca di materiali, con il Politecnico di Bari, con l’Università degli Studi del Salento e con il Centro Ricerche Fiat».
Queste strategie, consolidatesi nel tempo, consentono oggi alla Telcom di esportare tecnologie in molti Paesi esteri. E per i suoi prodotti si sono aperti nuovi mercati. Inoltre accordi recenti con la grande distribuzione, rappresentata da Auchan, Ipercoop e Ikea, «autorizzano a guardare con ottimismo e fiducia a un ulteriore sviluppo dell’azienda». Lo stesso ottimismo che ha ispirato la grande festa per il 40° anniversario della fabbrica di Ostuni, alla quale sono stati invitati tutti i dipendenti con le loro famiglie, i rappresentati delle istituzioni cittadine, gli amici e ovviamente anche i collaboratori aziendali.
Telcom, si diceva. Una realtà con i conti in ordine – e non è da poco di questi tempi – figlia dell’intraprendenza di un uomo, Alfonso Casale appunto, nato il 21 novembre 1943 a Teora, in provincia di Avellino, che dopo aver fatto l’operaio in un’azienda di conserve, il dattilografo presso uno studio legale e aver lavorato alla Philco si era messo a vendere elettrodomestici per conto di un grossista di Lecce, con il quale rimase diversi anni visto che lo pagava bene. Arrivato però alla soglia dei trent’anni decise che era giunto il momento di voltare pagina. «E per farlo mi accasai con un ragazzo squattrinato, che era appena rientrato dalla Germania, e fondai a Ostuni, perché mia moglie (Elena Tateo) è nata proprio da queste parti, la mia prima creatura, la Telcom: assumendo un paio di dipendenti, che nel giro di dodici mesi sarebbero saliti a 25». Era il 1973.
Anche l’anno successivo risultò importante. «Riuscii infatti a farmi produrre da Antonio Merloni – primo caso in Italia – lavatrici e televisori con il mio marchio, che ben presto avrei iniziato a esportare».
Nel 1976 Casale avrebbe liquidato il socio, trasformando l’azienda in Srl e diventandone l’amministratore unico. Altri due anni e avrebbe debuttato nella grande distribuzione con l’apertura di un ipermercato, sempre a Ostuni, mentre nel 1981 avrebbe avviato la costruzione di uno stabilimento per la lavorazione di materie plastiche, creando una nuova azienda, la Tec, per potenziare le attività di integrazione del processo. Strizzando peraltro l’occhio a una nuova tecnologia che sarebbe entrata in produzione nel 1987 con i primi serbatoi in polietilene: il rotational molding, ovvero lo stampaggio rotazionale, il cui know-how veniva sfruttato soltanto da alcune aziende statunitensi e inglesi.
Da quella tecnologia i primi vasi da fiore debuttarono alla fine del 1988 e Casale li presentò, in uno stand di pochi metri quadrati, al Miflor di Lacchiarella (Milano). «Si trattava di una novità che faceva ridere tutti e che per di più costava cara. Così in molti mi consideravano un visionario, a partire dal proprietario della Vastil, un’azienda che allora andava per la maggiore nelle fioriere di plastica, dotate di rotelle, con riserva d’acqua. E a quel signore, che si chiamava Ballarini, proposi di vendere le mie creature in abbinata ai suoi bei vasi. Mi rispose picche. In seguito sarebbe fallito. Chissà se avrà mai rimpianto di non avermi dato retta…».
Sta di fatto che ben presto gli affari presero la piega giusta, incrementati dall’apertura di un primo discount di elettrodomestici e dall’import di frigoriferi, congelatori e lavatrici dai Paesi dell’Est, prodotti economici che in Italia andavano bene.
Altro passo importante, nel 1992, fu quello di scorporare l’attività commerciale con la creazione di nuove aziende specializzate e l’acquisizione di partecipazioni azionarie in altre società. Poi sarebbe nata la Telcom Trading, frutto di un accordo con un gruppo olandese. A quel punto, per lui, sarebbe stata una strada tutta in discesa, con l’apertura di altri supermercati, l’avvio del centro produttivo Cogit a Brindisi, la realizzazione dello stabilimento Garden Italia a Legnano, la costituzione della MCM (per la manutenzione di impianti industriali ad alto contenuto tecnologico), della Telcom tedesca e la realizzazione della Kosatelcom in Thailandia, oltre che della Telcom albanese in joint venture con altri due imprenditori pugliesi.
Insomma, di strada Alfonso Casale ne ha fatta parecchia da quando, ancora bambino, voleva farsi prete. Per questo era finito nel collegio dei Padri Stimmatini di Verona. Ma la vocazione la perse nel momento stesso in cui il suo cuore incominciò a battere per una ragazzina. In seguito sarebbe sbarcato a Milano in cerca di fortuna, dandosi da fare come addetto all’ascensore di un grande albergo e spedendo buona parte dello stipendio – da bravo ragazzo qual era – alla famiglia. Il resto è storia nota.

di Rita Bisestile